Una rivoluzione spaziale aerea sul territorio, la città e l’architettura
La “Aerial Spatial Revolution” e un nuovo sguardo sono al centro di un progetto SUPSI premiato dal Fondo Nazionale Svizzero per la Scienza
L’utilizzo di aeroplani, droni e satelliti ha fornito strumenti potenti per il controllo e la pianificazione dello spazio terrestre.
Il progetto “Aerial Spatial Revolution”, coordinato dall’Istituto di Design del Dipartimento Ambiente, Costruzioni e Design della SUPSI, in collaborazione con una rete di partner nazionali, europei e nordamericani, è uno dei 19 vincitori che hanno ottenuto il finanziamento del prestigioso programma “Sinergia” del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica (FNS).
Dei 19 progetti selezionati, la “Aerial Spatial Revolution” è l’unico condotto da una Scuola universitaria professionale.
L’obiettivo del team è studiare l’impatto della rivoluzione spaziale aerea sul territorio, la città e l’architettura.
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Un mondo davvero tutto da indagare dai lati dell’urbanistica, dell’architettura e del design
La tecnologia aerospaziale si è evoluta a tal punto da influire fortemente sul controllo dello spazio aereo e terrestre, sia in campo militare sia nella vita civile.
La possibilità di osservare l’ambiente da una prospettiva aerea (quella degli aeroplani prima, poi dei satelliti e dei viaggi spaziali, e infine dei droni) ha influenzato il modo di progettare e percepire lo spazio che abitiamo, generando nuove forme di autocoscienza spaziale, e insieme a queste visioni, utopie e distopie di vario genere.
Tuttavia, la rivoluzione spaziale inaugurata dall’aeronautica all’inizio del XX secolo non è ancora stata studiata nel suo insieme e in tutte le sue implicazioni, in particolare con riferimento all’urbanistica, all’architettura e al design.
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Un approccio multidisciplinare dalle competenze dell’estetica a quelle della filosofia politica
L’obiettivo del progetto coordinato dalla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana è aprire una finestra su questa tematica attraverso un approccio multidisciplinare che combina le competenze dell’estetica, della storia dell’architettura, della storia dell’urbanistica e della filosofia politica.
La ricerca prende avvio dallo studio dell’impatto determinato dalla conquista della terza dimensione sulla riforma dell’immaginario spaziale durante l’era moderna.
Poi, essa sviluppa l’analisi fino ad arrivare ai giorni nostri, mappando le geografie culturali della rivoluzione aerea lungo le sue diverse fasi, la nascita di nuovi paradigmi e linguaggi, i mutamenti negli schemi di comprensione dello spazio su tutte le scale.
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Aggiudicato un finanziamento di 1,3 milioni di franchi dal programma “Sinergia” del FNS
Il Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica, tramite il suo programma “Sinergia”, ha assegnato al progetto “Aerial Spatial Revolution” un finanziamento di 1,3 milioni di franchi.
Il sostegno viene concesso a progetti innovativi che promuovono la collaborazione e l’interdisciplinarietà nella ricerca.
Su 74 proposte presentate nel novembre 2022 sono, difatti, 19 i progetti selezionati per la qualità e competitività della ricerca a livello nazionale (tasso di successo del 26 per cento).
“Aerial Spatial Revolution” è l’unico condotto da una Scuola universitaria professionale a essere stato premiato.
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Un progetto della durata di 3 anni esteso all’USI, alla Sorbona e a tre atenei statunitensi
Il progetto, della durata di 3 anni, sarà coordinato dal Professor Matteo Vegetti dell’Istituto Design della SUPSI, Dipartimento Ambiente, Costruzioni e Design, in collaborazione con l’Istituto di Architettura della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Orientale e il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Friborgo.
Il progetto si avvale, inoltre, di una rete di partner elvetici, europei e nordamericani, tra cui l’Istituto di Storia e Teoria dell’Arte e dell’Architettura dell’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera Italiana, il Laboratorio Internazionale di Ricerca nelle Arti dell’Università Sorbona, il Cultural Studies Graduate Group dell’Università della California, il Dipartimento di Storia dello Spazio dello Smithsonian National Air and Space Museum di Washington e il Laboratorio sulle Tecnologie e le Culture dei Media Globali del Massachusetts Institute of Technology.
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