“Scambiatevi un’occhiata di pace”, e la farsa si fa tragedia
“Scambiatevi un’occhiata di pace”, e la farsa si fa tragedia
È innovativa l’epoca in cui la Chiesa fa rimpiangere un passato nel quale i religiosi curavano gli appestati con la sola protezione della fede?
Quel fine umorista di Karl Marx pare abbia detto che la storia si ripete sempre due volte: la prima in forma di tragedia e la seconda di farsa. Il che può darsi benissimo: da storico mi sentirei di dire che, certe volte, quella che ci pare una farsa è semplicemente una tragedia di tipo diverso, tuttavia diamo per buono questo aforisma.
Il fatto è che, talvolta, è la farsa che si trasforma in tragedia: all’inizio, ne ridi spensierato, ma, quando il futuro diventa presente, ti ritrovi a non aver più voglia di ridere.
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L’immaginazione umoristica dei “Monty Python” tradotta in realtà
Anzi. È il caso di un celebre sketch dei “Monty Python”, apparso nel loro film “Life of Brian”: una esilarante rivisitazione della vita di Gesù. Tenete conto che il film è del 1979: allora, certi sviluppi della civiltà occidentale erano semplicemente inimmaginabili.
O, meglio, erano immaginabili soltanto come paradosso comico: come ilarità dell’assurdo. Nella scenetta di cui sto parlando, i comici oxoniani rappresentavano una riunione di un gruppo eversivo anti-romano, nella Palestina al tempo di Cristo: gli attori scimmiottavano, con risultati di una comicità irresistibile, il linguaggio contorto e serioso di certe conventicole di sinistra, tra capziosi distinguo e ragionamenti del tutto irrealistici.
Volendo sottolineare la correttezza politica del movimento nei confronti delle donne, gli attori non mancavano di aggiungere la versione femminile a qualunque termine maschile utilizzato, quandanche si trattasse di voci medie, come “uomini” per genere umano o “fratelli” per indicare una fratellanza senza genere. Giustappunto il termine “fratelli” era seguito, con una sottolineatura divertente, dalla chiosa: “…e sorelle”: questo rendeva la conversazione comicamente sincopata e paradossale.
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“Loretta” e il desiderio (squisitamente maschile) di partorire un figlio
Fino all’apoteosi in cui uno dei Python chiedeva agli altri di chiamarlo “Loretta”, proclamando il suo desiderio di partorire un figlio, nello sconcerto degli altri.
Chi avrebbe immaginato che, più di quarant’anni dopo, non un polveroso circolo maoista, sopravvissuto al ridicolo, ma la Chiesa apostolica romana, avrebbe riproposto, stavolta serissimamente, lo sketch dei comici britannici?
Oggi, a messa, officiante e fedeli, ogni volta che debbano pronunciare la parola “fratelli”, sono costretti, con quella stessa sincope di cui vi dicevo, ad aggiungervi “…e sorelle”.
La domanda, inevitabilmente, è: perché? Per quale ragione, nell’anno di grazia 2021, la Chiesa si sente in dovere di replicare, nella messa, un comportamento che, quarant’anni prima, si poteva osservare solo in un film comico basato sull’assurdo?
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Non si è mai pastori inseguendo le mode del “politicamente corretto”
La mia impressione è che, lungi dal rappresentare un faro che illumini la via ai cristiani, oggi, la Chiesa si arrabatti ad inseguire le mode sociali del politicamente corretto: anziché dettare le regole, se le fa dettare dalla più vana e modaiola mondanità.
Insomma, insegue, non guida. E le cerimonie religiose sono sempre più desolatamente deserte: la realtà è che la gente non capisce, non segue, non apprezza queste riforme formali, cui non corrisponde mai un cristianesimo sostanziale.
Quando, causa COVID, il sacerdote dice: “scambiatevi un’occhiata di pace”, uno cosa deve pensare? Si ritrova ad ammiccare pacificamente ai vicini, rimpiangendo un passato in cui i religiosi curavano gli appestati, con la sola protezione della propria fede.
Ecco, la mia prima escursione nel futuro, su “Innovando.News” è l’apologia di un passato che il futuro ha sconciato irrimediabilmente.
Perché un buon futuro è possibile solo se gli uomini del futuro sono uomini all’altezza. Altrimenti, più che un futuro, è un condizionale.
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