"Ti va qualcosa di storto?": il libro contro il “body shaming” del cibo
L’appello di Frances Camen, commessa e laureata in design a Münster, per la sostenibilità e il consumo di ogni varietà di frutta e verdura
Un’ammaccatura nella mela, una patata con la buccia rugosa, una zucchina storta: come venditrice al dettaglio al mercato settimanale della sua città in Germania, Frances Camen ha sperimentato di persona che i clienti tendono a rifiutare la frutta e la verdura con delle “stranezze”.
“Eppure tutto sarebbe stato altrettanto delizioso”, afferma la giovane laureata alla Scuola di Design (MSD) dell’Università di Scienze Applicate di Münster.
Ispirata dal proprio lavoro di studentessa part-time, Frances si è interrogata sul comportamento delle persone all’atto di acquistare frutta e verdura per la propria tesi di laurea.
Il risultato è il libro “Lust auf ein krummes Ding?”, il cui sottotitolo in italiano è letteralmente “La bellezza delle piante non attraenti”.
Tutti i testi e le illustrazioni sono opera sua: il lavoro è un appello a un consumo più consapevole, alla regionalità e alla sostenibilità.
I capitoli riguardano varietà vecchie e nuove di vegetali, come mirtilli, patate, pomodori, asparagi, prugne e mele.
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Un sondaggio sui comportamenti d’acquisto nella Renania Settentrionale-Vestfalia
“Il nostro comportamento d’acquisto”, è il titolo dell’ultimo capitolo, che la ventitreenne della Renania Settentrionale-Vestfalia ha redatto e compilato attraverso un piccolo sondaggio.
Da allora, la Camen ha abbandonato il lavoro a tempo parziale al mercato settimanale.
Attualmente, la designer tedesca si sta rivolgendo alle agenzie di comunicazione e sta presentando il proprio libro agli editori.
E ciò perché vuole trasmettere il fascino che su di lei esercita “tutto ciò che cresce” in natura.
E anche le proprie conoscenze in materia.
Quali sono le differenze tra i singoli tipi di frutta e verdura? Quali si possono mangiare anche con la buccia? E perché le varietà più antiche di mele non scatenano allergie nelle persone?
“Sarei felice se trovassi un editore. Forse potrei convincere i lettori a mettere in discussione il loro comportamento d’acquisto e a cambiarlo, qualora necessario”.
E ancora: “Scegliendo questo anziché quello, determiniamo l’offerta e siamo in parte responsabili della scomparsa dal mercato di vecchie qualità di frutta e di verdura, che perdono così il loro gusto e l’appeal presso i consumatori”.
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L’esperienza sul campo di una vegetariana realmente attenta al “chilometro zero”
Lei stessa segue una dieta vegetariana e presta attenzione alla sostenibilità, preferendo acquistare i prodotti da agricoltori locali e chiedendo alle aziende agricole come trattano i frutti e le verdure che coltivano e commercializzano.
Infine, cerca di non distruggere e di sprecare ciò che è cibo.
E il resto? Frances Camen suggerisce di utilizzare la piattaforma Internet “foodsharing” e l’App “Too Good To Go”.
“Anche qui le ‘cose brutte’ sono benvenute”, è il suo commento.
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